La Stampa – Elettronici o di sughero: ci sono mille varianti per il presepe perfetto

 La Stampa -Torino – 02.10.2016

“Elettronici o di sughero: ci sono mille varianti per il presepe perfetto”

A Torino il primo meeting del “Nativity Day”
 

Conto alla rovescia per chi vuole costruirsi in casa un presepe su misura: il primo segreto sta nella ricerca delle giuste proporzioni

C’è il presepe all’interno di una vecchia tv. «Era la tv del liceo, si sfasciò durante un’occupazione, per questo si chiama “Natività dell’occupazione”. Oggi con lo schermo piatto sarebbe impossibile». Dietro ogni presepe, come quello di Abramo Telesa, 75 anni, prof in pensione, c’è una storia. E una tecnica, «un mix di pazienza e fantasia», dice Adriano Gatto, ex amministrativo: la sua natività è fatta di tappi di sughero. Per mettere insieme queste storie e insegnare i segreti di una passione, a Torino, c’è stata la prima edizione del «Nativity Day», ideato – giurano – ben prima del Fertility Day. 

 

Era organizzato dalle associazioni Mondo presepi e Amici del presepe, con migliaia di iscritti in Italia, a 85 giorni dal Natale, «appena sufficienti per un lavoro ben fatto», spiegano. Tra le idee emerse, fare un’app con i presepi di parrocchie e privati georeferenziati e dar vita a un museo. «Siamo amatori, nessuno di professione. Ci aiutiamo, non c’è concorrenza, forse un po’». Il signor Telesa, che indossa una salopette da lavoro, ricorda l’attenzione avuta negli Anni 80 per quel suo presepe a fibre ottiche, usando il sistema di spie delle auto Fiat, o il posto al museo di Betlemme, col modello di una cascina piemontese. Ha anche fatto un presepe in una ciabatta di pane, ma precisa: non è solo esercizio di stile, ma di fede: «Ci sono sempre tra i personaggi storpi e poveri: Gesù è venuto per i diseredati. Assurdo togliere il presepe dalle scuole». 

 

Silvana Statile insegna al liceo artistico e all’Accademia di Napoli ha studiato coi maestri di San Gregorio Armeno. «Non avrei mai immaginato di trovare anche al Nord questa passione». La sua opera è a metà tra un diorama, natività dentro una scatola, come un dipinto ma in 3D, e quelli aperti napoletani. «Il segreto è la proporzione: tutte le statuine sono in scala. Al posto del muschio uso origano o vecchie bustine di the. Il presepismo è una malattia: abbiamo anche gruppi WhatsApp per darci i consigli». Ci sono anche ragazzini: «Mi piacciono i videogiochi, ma il presepe è divertente. Da grande farò l’architetto, qui mi esercito», dice Matteo, 12 anni. 

 

Ognuno ha una tecnica. Aldo Lotito ha unito la passione per le foto con il modellismo. Ha fotografato con una reflex il borgo medievale di Torino e con un collage l’ha riprodotto in scala. Roberto Fornero ha scavato in un unico blocco di tiglio scene della vita di Gesù: «Quel che conta è trasmettere un’emozione».  

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Commenti chiusi